Quando si parla di MESTIERE D’ARTE si intende in qualche modo sanare quella frattura che spesso esiste tra arte e artigianato. Là dove una è considerata sofisticata, l’altra è vista come un’attività senza dubbio ricercata ma forse più modesta più ” ingenua “.

Nella Firenze del ‘500 dai medesimi ambienti, le botteghe luoghi dove non a caso si imparava il mestiere, il pittore era trattato e istruito al pari del collega cesellatore. La regola dell’artigianato non era nemica della estrosità dell’arte. Il pittore era artigiano nel costruire tele e preparare le miscele, il cesellatore era artista nel suo studiare l’idea per un oggetto da fondere. Il talento era un bene comune ad entrambi riconosciuto. Il talento che da unità peculiaria andava acquisendo un valore più simbolico ed estetico. Il talento diventava la vera differenza tra un prodotto di valore.

Nell’epoca moderna questo valutazione è stata stravolta dall’approccio industriale alla produzione. Dei due, ARTE e ARTIGIANATO senza dubbio è l’artigianato ad averne maggiormente subito conseguenze nel suo valore. La produzione limitata è stata l’unica salvezza riportando a galla il vero valore dell’artigiano dell’unicità della lavorazione manuale del manufatto per quanto replicabile non sarà mai identico al precedente.

La regola, l’esperienza , il sapere tramandato attraverso le generazioni trama ad essere espressione di un vero e proprio linguaggio , ce lo insegna la storia con i suoi stili che hanno caratterizzato l’arte, l’architettura e le arti applicate.