Il mosaico è una tra le più antiche forme d’arte nella storia del nostro continente.
Le prime tracce documentate sono state rinvenute in Grecia, anche se la sua origine è probabilmente più antica e di provenienza più orientale, nel suo periodo più florido ha attraversato tutta la vita e l’estensione dell’Impero romano continuando poi a costituire il principale mezzo decorativo degli edifici di culto orientali, evolvendosi e raggiungendo punte di raffinatezza nella realizzazione, nei materiali, nel linguaggio compositivo e iconografico tali da costituire una branca autonoma, se pure limitata, della storia dell’arte.

IL MOSAICO NELL’ANTICA GRECIA

Benché sia verosimile pensare che l’origine sia più antica, come detto, i primi esempi di mosaico a noi noti sono quelli della città di Pella, risalenti al I sec.a.C.
Troviamo qui che l’uso fatto del mosaico nell’Antica Grecia era prevalentemente pavimentale, per uso esterno, spesso a motivi geometrici, anche se non mancavano rappresentazioni figurative, e i materiali di realizzazione erano i ciottoli, tonalità cromatiche limitate alle sfumature naturali quindi, spesso uniti a fili metallici o a piccole lamelle di terracotta per delineare in modo più efficace le figure.

IL MOSAICO NELL’ANTICA ROMA

A Roma il mosaico viene subito accolto ed apprezzato, divenendo molto presto una forma artistica caratteristica della cultura romana.
In effetti è durante l’Impero Romano che trova la sua più ampia fase di elaborazione.
E’ in quest’epoca che inizia ad essere concepito come un rivestimento utile a più di uno scopo ed un abbellimento anche per gli interni.
Grazie alle sue caratteristiche di durevolezza, impermeabilità e resistenza, viene utilizzato intensivamente per il rivestimento delle vasche dei numerosissimi complessi termali diffusi in tutto il territorio d’influenza romana, vengono studiate lavorazioni che risultino più regolari da calpestare ed esteticamente più idonee a costituire la pavimentazione delle eleganti dimore patrizie.
Ecco quindi il passaggio dal ciottolo alla tessera, tagliata ad arte, in forma regolare, quindi all’utilizzo del marmo, più utile ai fini della lavorazione così evoluta, ma non solo: in effetti la vera innovazione dell’epoca romana è che il mosaico inizia ad essere utilizzato anche come rivestimento parietale.
A questa evoluzione e alla necessità di alleggerire il peso delle opere musive, oltre che alla superiore scelta nella gamma cromatica che garantivano, si deve l’inserimento, intorno al II sec.d.C. degli smalti, dell’oro e delle paste vitree nella tecnica del mosaico.

IL MOSAICO NEL PERIODO TARDO ROMANO E BIZANTINO

l’avvento del Cristianesimo e la larga diffusione dei suoi luoghi di culto, siamo testimoni di un’ulteriore evoluzione del mosaico.
In Italia, senza contare l’area medio-orientale, abbiamo esempi lampanti di questo cambiamento.
A Roma, a Ravenna e nelle aree di influenza bizantina si è testimoni di come il mosaico divenga non più soltanto una superficie decorativa per migliorare l’estetica di un ambiente, ma anche un elemento funzionale a suggerire un messaggio.
Il messaggio di trascendenza, di spiritualità che deve pervadere gli ambienti sacri del Cristianesimo, trova nel mosaico, che ormai diviene prevalentemente realizzato in tessere di vetro e oro, lucenti, riflettenti e poste con orientamento differente rispetto al fondo, acquisendo le caratteristiche scultoree, di rifrazione della luce, che ancora oggi sono proprie della lavorazione ravennate.

IL MOSAICO MEDIEVALE

Nell’Alto Medioevo, il mosaico perde di nuovo il suo ruolo dominante.
Per motivi economici, spesso gli si preferisce l’affresco, si verifica l’introduzione di materiali differenti in lucentezza, si affiancano smalti, pietre semipreziose e marmi per gli incarnati, per lo più se ne predilige il reperimento locale, se non addirittura il reimpiego, e il mosaico torna ad essere un ornamento prevalentemente pavimentale.
Inoltre si nota una trasformazione iconografica.
L’influenza bizantina è ancora presente, ma si notano anche una semplificazione e, in un certo senso, un abbrutimento delle figure, una perdita di eleganza estetica che molto deve all’influenza delle culture transalpine, Goti, Longobardi, Franchi e Normanni, che dai tempi delle invasioni barbariche hanno preso il sopravvento su tutta la penisola.
Anche le tematiche subiscono una trasformazione.
Benché permanga il tema religioso con l’utilizzo di soggetti mutuati dalla classicità, ad esso si affiancano nuove immagini allegoriche e fiabesche, di creature che non appartengono all’immaginifico classico, e temi cavallereschi o bellici che siano di incitamento alla difesa della Fede.
Nella stessa Ravenna, solidamente legata alla tradizione bizantina, troviamo esempi di questa trasformazione a partire dal mosaico teodoriciano, VI sec., nel cosiddetto “Palazzo di Teodorico” ne sono conservati alcuni esempi, per arrivare ai mosaici medievali raccolti in San Giovanni Evangelista databili tra XII e XIII sec. che differiscono in maniera evidentissima da quelli di origine bizantina, ma di matrice analoga è il grandioso “Albero della Vita” che ricopre il pavimento della Cattedrale di Otranto, datato 1163-1165.